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Didattica Inclusiva - 1° Puntata

13/4/2018

 
Alberto Pian
Didattica inclusiva

Metodi e tecniche per ispirare la creatività e il successo dei ragazzi BES - DSA e di tutta la classe

Questo lavoro, che viene pubblicato a puntate, propone alcune riflessioni metodologiche e alcune applicazioni per lavorare con ragazzi in difficoltà di apprendimento BES e DSA sul tema dell’inclusione.

Il documento fa riferimento ad iPad, il principale strumento inclusivo e accessibile, oggi disponibile per le scuole.

Integrazione e inclusione: la sfida

Molto spesso i docenti curriculari e i docenti di sostegno si chiedono che cosa possono fare “insieme” per lavorare con tutta la classe.

Il problema che viene posto non è impiegare applicazioni specifiche che, ovviamente, sono molto utili e mirate per determinati casi, ma quali applicazioni e attività è possibile mettere in piedi per creare un ambiente “inclusivo” sul piano generale.

Il primo passo per la formazione di un ambiente inclusivo, consiste nell’integrare gli strumenti e le metodologie.

Facciamo un esempio: si può creare un ambiente inclusivo inserendo degli arredi mobili e dei dispositivi mobili che si spostano facilmente, permettendo di realizzare una cooperazione migliore, che “includa” anche i ragazzi svantaggiati, creando diversi gruppi di lavoro in modo istantaneo.
Ma se questo avviene in un contesto nel quale l’accesso agli strumenti di stampa, di condivisione delle risorse, di aggiornamento delle applicazioni, è difficoltoso, ecco che l’ambiente diventa “esclusivo”, poiché solo chi dispone di queste infrastrutture, o sa come accedervi, potrà beneficiare di strumenti “inclusivi”.
Inclusione a scuola

L’integrazione

Questo esempio vi mostra come strumenti che non siano “integrati” nell’ambiente, non possano assolvere completamente al compito di essere inclusivi perché non sono veramente “integrati” nell’ambiente.
L’ambiente è stato modificato, ma non si è determinata una reale integrazione.

Integrazione e inclusione sono due aspetti della stessa medaglia.

Lo stesso problema si presenta quando l’insegnante di sostegno lavora per conto suo con lo studente svantaggiato o disabile che deve seguire.
Egli certamente farà un buon lavoro, forse disporrà di strumenti particolarmente idonei e calibrati e di ottime applicazioni specifiche ma, domandiamo: il suo lavoro sarà veramente integrato nella classe, cioè nell’ambiente in cui opera?
Purtroppo, molto spesso, la risposta a questa domanda è no.

Il paradosso dell’integrazione

È vero anche un fatto curioso.
È possibile trovarsi in un ambiente altamente integrato, ma per nulla inclusivo.
​

Come? Com’è possibile che un ambiente altamente integrato, dove tutto funziona, non sia anche inclusivo?

Per spiegarvelo vi presento un altro esempio. Passiamo ad una scuola tradizionale, quella più diffusa sul territorio nazionale, che si avvale dei classici strumenti come i quaderni, la carta, le lavagne (eventualmente una LIM), la lezione dell’insegnante, la cattedra e i banchi. Questa è una scuola che offre poche possibilità di essere inclusiva, ma presenta una formidabile integrazione.
Perché? È una scuola fortemente integrata perché  tutti impiegano strumenti che conoscono benissimo, che sono per tutti uguali, che mettono tutti sullo stesso piano.
Non è inclusiva perché non dispone di strumenti specifici che aiutano a superare le barriere, per esempio di chi ha difficoltà a scrivere o ad ascoltare o ad alzarsi in piedi per andare alla lavagna o alla LIM, o a parlare, o a disegnare o a comprendere.

Come si possono aiutare gli studenti a superare queste difficoltà?

La prima risposta è scontata: con ausili didattici specifici; strumenti meccanici e digitali, attrezzi, arredi e così via. Ma questi strumenti non devono diminuire il livello di integrazione precedente, lo dovrebbero aumentare.
Occorre cioè, che siano inseriti in un certo modo, in modo che tutta la classe possa svolgere i medesimi compiti, si possa confrontare, possa essere sullo stesso terreno.

Infatti, sul piano didattico, integrare significa mettere nella condizioni TUTTI gli studenti della classe di dialogare, di comunicare, di lavorare in gruppo, di condividere e di sostenersi.

Per ottenere questi risultati bisogna generare una didattica attiva, che possa far partecipare tutti, in diverse modalità, ai medesimi compiti. Se il compito fosse scrivere un saggio breve, o risolvere un problema, alcuni ragazzi svantaggiati potrebbero esprimere i loro concetti logici tramite un fumetto, invece che attraverso la scrittura vera e propria. Oppure potrebbero disegnare il problema invece di scrivere una formula su un quaderno.
Questo risultato sarebbe inclusivo, poiché tutti in classe potrebbero apprezzare un modo diverso di eseguire un compito e potrebbero anche utilizzare gli stessi strumenti per eseguire a loro volta dei compiti.

L’integrazione genera inclusione se viene condotta con gli opportuni strumenti e metodologie

Per ottenere questi risultati bisogna agire sui diversi stili di apprendimento fornendo loro gli strumenti più idonei.
Non solo i ragazzi DSA e BES sono portatori di diversi stili e anche di diverse strategie di apprendimento, ma anche tutti gli altri.

​Per esempio, un ragazzino dislessico potrebbe più facilmente costruire una narrazione (storytelling), partendo da una mappa mentale che non da una timeline o da uno storyboard.
Ma, allo stesso tempo, non sarebbe una sfida interessante per tutti, provare a costruire una storia in modo non lineare, ma a macchia di leopardo, attraverso mappe?
Prossima puntata al 27 Aprile 2018

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    "Certamente tutti coloro che ci davano, che ci offrivano la possibilità di conoscenza, anche di cose a noi lontane, facevano un'opera didattica veramente importante.“
    Anonimo


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